Ambiente, flora e fauna

L’Oasi ha una estensione complessiva di circa 900 ettari, suddivisa in una superficie  paludosa di circa 500 ettari ed  oltre 300 di  bosco igrofilo, con prevalenza di alberi di ontano nero, pioppo bianco e salice. La rigogliosa flora idrofita  comprende vaste distese di Potamogeton, Najas e Ceratophyllum. Tra le piante palustri troviamo: iris giallo, carice, scirpo, tifa, giunco e cannuccia di palude. Grazie alla diversificazione degli ambienti che comprende anche prati, acquitrini, stagni e pozze temporanee,  ritroviamo nei  vari  periodi  dell’anno molte specie di uccelli, sia migratorie  che  stanziali,  tra  le  quali si  annoverano: folaga, falco di palude, martin pescatore, svasso e numerose anatre. Dagli anni ’90 ad oggi si è passati dalle 100 specie di uccelli alle circa 200 attuali, frutto di una attenta gestione della Riserva che prevede un approccio dinamico nella sua cura.

Gli interventi di ingegneria naturalistica, sia quelli macroscopici come la costruzione di un argine o praterie allagate, sia quelli più piccoli, come la realizzazione di stagni o il recupero di pozze temporanee, ha permesso negli anni la salvaguardia e a volte la ricomparsa di numerose specie animali.

L’Oasi di Alviano oltre ad essere una fondamentale zona di sosta durante il passaggio migratorio, è anche un sito di particolare interesse per la nidificazione di numerose specie di uccelli, in particolare ospita una delle  più importanti garzaie d’Italia, in cui nidificano: airone guardabuoi, nitticora, airone cenerino, garzetta e sgarza ciuffetto con un totale di oltre 200 nidi.

Tra  i mammiferi,  abitano l’Oasi, la volpe, il cinghiale, il tasso, l’istrice, il riccio e lo scoiattolo europeo. Importante  la presenza  di numerosi anfibi  tra  i quali troviamo  la rana  verde,  la  rana  dalmatina, il  tritone punteggiato ed il raro tritone crestato. Tra i rettili,  si annovera  la presenza  della  biscia  dal collare, del cervone, del biacco e dell’elusivo orbettino.

 

Cenni storici

Il lago artificiale di Alviano, di 500 ha circa, nasce nel 1963 dopo la realizzazione di uno sbarramento sul fiume Tevere e la costruzione della centrale idroelettrica ad opera di ENEL. L’area oltre alla ovvia funzione di sfruttamento del Tevere per la produzione di energia elettrica, è stata pensata anche come cassa di espansione per le piene del fiume e la salvaguardia delle città a valle, in particolare Roma.

In tempi brevi i sedimenti trasportati dal fiume e trattenuti hanno dato origine ad un delta interno con formazione, già a partire dal 1977, di una palude sempre più estesa, importante punto di migrazione e sosta per gli uccelli acquatici.

L’arrivo degli uccelli fu immediato, come immediato l’interesse da parte dei cacciatori. A tal proposito la Regione Umbria decretò il divieto di caccia su tutta l’area garantendo definitivamente la tranquillità per gli animali che vi potevano sostare. Da qui l’origine della Riserva a tutti gli effetti.

L’Oasi è compresa tra I Comuni di Alviano, Guardea, Montecchio (TR) e Civitella D’Agliano (VT). L’area è stata dichiarata zona SIC (Sito di importanza Comunitario) e ZPS (Zona a protezione speciale) ed ha una estensione di circa 900 ettari, costituiti da zone ad acque poco profonde, palude, acquitrini, prati umidi, bosco igrofilo e coltivi, che ospitano un popolamento faunistico di notevole importanza.

Nel 1983 la Provincia di Terni costruì il primo sentiero natura attrezzato per le visite.
Nel 1989, iniziò una collaborazione attiva e strutturata tra Provincia, WWF Italia ed ENEL, proprietaria dello sbarramento e di gran parte dell’area interessata dall’Oasi. Da quella collaborazione, nel 1990, nacque un progetto di valorizzazione naturalistica ed educativa che costituì la base per il futuro dell’Oasi.

Nel 1992 fu costruito un secondo sentiero agibile anche dai diversamente abili, attrezzato con osservatori, un’aula all’aperto che può ospitare più di cinquanta visitatori ed una torre.

Nel 1996 fu stipulato dal WWF un contratto chiamato LIFE NATURA, con cui l’ENEL si è impegnata a realizzare interventi significativi di qualificazione e riqualificazione ambientale, che hanno coinvolto più di cento ettari di territorio umido. Queste aree, che sono nuovi acquitrini, praterie allagate, lagune interne isolate da argini, isoloni adattati alla riproduzione degli uccelli dal 1998, periodo in cui sono terminati i lavori, costituiscono un importante laboratorio di ricerca scientifica ed un sicuro modello di riferimento per altre esperienze ripetibili.

Nel 1996, inoltre, è stato realizzato un laboratorio didattico per la divulgazione della educazione ambientale ai ragazzi delle scuole, un laboratorio dove è possibile studiare la vita microscopica della palude. Il laboratorio è attrezzato di microscopi, telecamere e monitor, in modo che gli operatori possano direttamente far seguire agli studenti tutte le fasi di una autentica ricerca. Si tratta di quel mondo che viene più comunemente definito “la vita in una goccia d’acqua”.

 

La ricerca scientifica

Presso l’Oasi WWF Lago di Alviano, vengono svolte anche attività scientifiche. A tal proposito l’Oasi è stata sede di importanti progettazioni. Alviano è inserita nella rete di monitoraggio per studiare gli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi naturali: si tratta del progetto denominato  Osservatorio Clima, promosso insieme all’Università della Tuscia e in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, l’Università di Roma Tre, il Museo di Zoologia di Roma e Microsoft Italia. E’ un progetto molto importante e tra i più sviluppati in Italia.

Proprio nell’ambito di questo ampio progetto si è individuata nella Riserva, la sede del Centro Dimostrativo sui Gas Serra, in collaborazione con l’Università della Tuscia, esplicatasi nel 2008 con la realizzazione di una struttura per la misurazione dell’assorbimento dei gas serra ad opera delle piante del bosco igrofilo. L’iniziativa ha un grande valore scientifico ed educativo, oltre che di sensibilizzazione e promozione sul tema dei cambiamenti climatici, che rappresentano oggi una delle emergenze ambientali a livello planetario: la posizione centrale e la facilità di raggiungimento dell’Oasi, favorisce il flusso di visitatori, delle scuole e anche degli operatori della comunicazione interessati a tale importante ricerca.

Su tale tema nel 2010 una studentessa di Biologia dell’Università della Tuscia ha realizzato il suo tirocinio con la realizzazione di pannelli didattici rivolti in particolare alle scolaresche in visita, ma sicuramente educativo anche per gli altri visitatori dell’Oasi, che spiegano la relazione tra la nostra vita quotidiana e l’emissione di CO2 e al contempo la relazione tra CO2 e l’assorbimento di questa da parte delle piante del bosco.

Ad ottobre 2009 è stata installata anche una centralina meteo Meteopoint Davis – ARMM con trasmissione dati GPRS, con funzionamento a pannelli solari e dotata dei sensori: termometro, igrometro, barometro, pluviometro, anemometro, radiazione solare. Questo importante strumento ha contribuito a creare una banca dati di notevole interesse che andrà a correlare gli studi e le ricerche effettuati con il Progetto Clima.

Nel 2010 ha avuto esito anche il progetto su anfibi e rettili in collaborazione con l’Università di Roma Tre e che rientra anch’esso nel Programma Clima. Gli anfibi sono tra i vertebrati più a rischio di estinzione; tra le diverse cause prevalgono sicuramente i cambiamenti climatici in atto che comportano radicali cambiamenti ambientali causando la rapida estinzione delle popolazioni. Il Progetto ha inoltre l’obiettivo di approfondire le conoscenze sulle specie presenti nelle oasi e il loro stato di conservazione, studi che potranno dare un valido contributo alla stesura di linee guida di gestione e piani di intervento per la salvaguardia delle specie e dei loro habitat.

Purtroppo tutte le strumentazioni di questi studi scientifici sono andate perse con la disastrosa piena del Tevere del novembre 2012.

Nel 2011 è stato realizzato un Frutteto Didattico, nell’ambito del Servizio di Conservazione e Ampliamento delle Banche Regionali della Biodiversita’, in collaborazione con Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria. Il diffondersi di un’agricoltura intensiva e l’avvio di vasti programmi di miglioramento genetico hanno portato negli ultimi decenni all’affermazione di poche varietà vegetali, geneticamente uniformi, che hanno sostituito quelle localmente selezionate e adattate al particolare contesto agro-ecologico. La conseguenza principale è innanzitutto la perdita di variabilità genetica, risorsa non rinnovabile, ma anche l’interruzione del legame tra prodotto e territorio d’origine che tradizionalmente ha caratterizzato la nostra agricoltura sia a livello nazionale che regionale. Obiettivo di questo frutteto è quello di far conoscere il più vasto patrimonio delle risorse genetiche agrarie, la loro importanza in termini di sicurezza alimentare, la salvaguardia degli agro ecosistemi, del paesaggio rurale e delle pratiche tradizionali ad esse legate.

Dall’aprile all’ottobre 2013 l’area dell’Oasi di Alviano è stata oggetto di uno studio sulla fauna odonatologica umbra da parte del gruppo di ricerca libellule del Dipartimento di Biologia Cellulare e Ambientale dell’Università di Perugia. L’attività ricade nell’ambito dello studio delle popolazioni di Odonati del territorio regionale supportato dal Servizio Sistemi naturalistici e zootecnia della Regione Umbria.

La ricerca ha come obbiettivo quello di realizzare un Atlante della distribuzione degli Odonati in Umbria, dal momento che questi insetti sono considerati un indicatore biologico dei cambiamenti climatici. Inoltre alcune delle specie presenti in Umbria sono considerate di interesse comunitario e di conseguenza, è prevista una specifica protezione da parte dell’Europa. Di particolare interesse il rinvenimento di: Coenagrion citulum (Rambur, 1842), generalmente poco comune in  Italia e di  Anax  ephippiger (Burmeister, 1839), specie di  origine sub-Sahariana e medio orientale,  nota  per le sue migrazioni in  Europa,  ma dove non  è  presente con  popolazioni stabili.

 

Lavori di ingegneria naturalistica

Continuamente vengono eseguiti interventi di riqualificazione ambientale. Tra i più importanti la realizzazione di acquitrini, di prati umidi, di stagni e la costruzione di un argine  che divide la palude dal lago e che  permette di mantenere costante il livello delle acque interne. Il livello delle acque del Lago infatti subisce continui mutamenti per l’arrivo delle acque della Diga di Corbara, evento che in passato, distruggeva la maggior parte dei nidi e creava difficoltà di alimentazione all’avifauna. Oggi con la realizzazione dell’argine, che isola circa 150 ettari di palude dal resto del Lago,  attraverso la gestione di due chiuse è possibile regimare il livello delle acque sia in estate che in inverno e mantenendolo costante, circa 20 cm.

Dai campionamenti effettuati, anche ad opera di ARPA Umbria, sulle componenti biologiche della palude (macrobenthos e macrofite) e sui sedimenti è stato evidenziato un miglioramento qualitativo delle acque e degli ecosistemi immediatamente dopo la realizzazione dell’argine, grazie anche alla fitodepurazione.

L’argine ha anche una importante funzione di contenimento per le esondazioni del Tevere come anche altri lavori che permettono di salvaguardare il sentiero natura principale e le sue strutture. A tal proposito sono stati infatti realizzati dei terrapieni in zone sensibili dell’Oasi che permettono di frenare e deviare la violenza della piena indirizzandola verso aree tampone (campi e prati incolti) da cui poi l’acqua potrà defluire verso il lago smorzata della sua intensità.